Schede

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PELLE (ACIDO IALURONICO)

L'acido ialuronico è un polimero naturale con due unità di carboidrati (zuccheri) che si ripetono fino a formare un lungo filamento avvolto su sè stesso, a gomitolo, capace di inglobare e trattenere elevate quantità di acqua. Ci sono tre modi per estrarre e produrre l'acido ialuronico:
1) il più vecchio di derivazione animale, da creste di gallo, consente di ottenere una sostanza ad elevato peso molecolare (gomitolo molto lungo) ma più impuro, meno uniforme e più adatto per un'azione filmogena di superficie;
2) il secondo di derivazione batterica da streptococco, ancora molto utilizzato, simile al primo per efficacia, non è micronizzato e può contenere impurezze derivanti da residui di solventi di estrazione;
3) l'ultima generazione, la più moderna, si ottiene da fermentazione enzimatica, una moderna tecnologia "verde" ecocompatibile che può essere assimilata ai metodi di preparazione dello yogurt; così si ottiene HYACARE, che è un acido ialuronico puro, microframmentato, uniforme e privo di residui di estrazione.
HYACARE agisce sulla pelle in tre modi:
1) si distribuisce rivestendo completamente la superficie della pelle che assume, a seguito di questo effetto filmogeno e idratante, un aspetto liscio e regolare e un tatto morbido e setoso; 2) si deposita sul fondo delle microrughe, riempiendole; 3) per la sua struttura unica, a differenza di altri tipi di acido ialuronico, HYACARE viene parzialmente assorbito attraverso i dotti e follicoli della pelle e agisce come filler riempitivo dei tessuti, migliorando l'elasticità della pelle.

Il nostro Consiglio
L'acido ialuronico può essere usato per periodi molto lunghi, anche per tutto l'anno. Non richiede trattamenti ciclici anche se, per i suoi effetti così rapidi e immediatamente visibili, è la formula ideale quando si desidera un'azione antietà subito visibile e percepibile nell'aspetto e al tatto della pelle. Il prodotto può essere utilizzato senza modificare le abitudini cosmetiche: si applica sia il mattino che la sera. Comunque si consiglia di applicare qualsiasi altro prodotto non immediatamente dopo il trattamento con l'acido ialuronico, ma circa 5-10 minuti dopo l'applicazione. Essendo l'acido ialuronico una sostanza naturale presente anche all'interno dei nostri tessuti, non ha nè controindicazioni nè effetti collaterali. Gli effetti sono evidenti e, dopo aver ottenuto il risultato desiderato, si consiglia di continuare ad usare una crema a base di acido ialuronico per mantenere i risultati nel tempo. Dopo l'applicazione del prodotto, si possono usare le abituali creme idratanti.

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PELLE (ACIDO GLICOLICO)

L'acido glicolico è una sostanza naturale estratta dalla canna da zucchero. Tra tutti gli alfa-idrossi-acidi, l'acido glicolico è il più attivo perchè penetra più facilmente nella pelle. Questo è il motivo per cui, anche se più costoso, lo si utilizza quasi esclusivamente non impiegando gli altri alfa-idrossi-acidi. Il suo meccanismo di azione è il seguente: allontana le cellule morte dallo strato più esterno dell'epidermide, aumenta l'idratazione cutanea, facilita la penetrazione nella cute di principi attivi contenuti nelle creme, stimola la produzione di collagene nel derma. La pelle torna così ad essere luminosa, idratata, il colore più uniforme, le piccole rughe e le piccole cicatrici tendono a sparire.
Le applicazioni dell'acido glicolico sono molteplici, sia in campo dermatologico (acne, esiti cicatriziali dell'acne, dermatite seborroica, psoriasi, cheratosi ed ipercheratosi), sia in medicina estetica (invecchiamento cutaneo, pelle avvizzita, lentigo senili, melasma, cloasma).
In base al problema, il dermatologo stabilisce se utilizzare soltanto la crema per uso domiciliare a base di acido glicolico, oppure associare alla crema alcune sedute di peeling ambulatoriale. Un prodotto cosmetico contenente acido glicolico a basse concentrazione e a pH bilanciato, come il peeling dolce, può essere utilizzato per trattamenti di alcune settimane che è possibile ripetere 4-6 volte l'anno (ogni 2-3 mesi circa). È consigliabile ripetere il trattamento quando la pelle perde luminosità, la grana non è più sottile e si percepisce una minore compattezza dell'epidermide. Il prodotto può essere utilizzato senza modificare le abitudini cosmetiche. Si consiglia di applicare qualsiasi altro prodotto non immediatamente dopo il trattamento con l'acido glicolico, ma 5-10 minuti dopo l'applicazione del peeling (che non necessita di alcun risciacquo). Grazie alla sua origine naturale, l'acido glicolico, che è presente anche all'interno delle nostre cellule come l'acido lattico (alfa-idrossi-acido molto simile all'acido glicolico), non ha nè controindicazioni, nè effetti collaterali: una certa attenzione va posta sulle pelli con irritazione in atto e durante le esposizioni prolungate alla luce solare.

Il nostro Consiglio
Per la pulizia, si possono usare tutti i prodotti ad azione detergente della gamma presente nella sezione "Prodotti" di questo sito, in quanto hanno una moderata azione schiumogena, un basso contenuto di profumi e sono privi di allergeni. Per compensare l'azione esfoliante e per mantenere i risultati ottenuti con l'acido glicolico, consigliamo di continuare ad usare una crema che stimoli il turn-over cellulare, alternata a un buon ricostituente della barriera epidermica.

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CELLULITE

La cellulite ha diverse origini: può nascere da una predisposizione ereditaria, può formarsi per colpa di disturbi circolatori e linfatici che provocano ritenzione idrica e ristagno di scorie, oppure può essere provocata dall'azione degli ormoni femminili, specie gli estrogeni (tant'è che questo inestetismo non colpisce gli uomini). Ma a scatenare la pelle a buccia d'arancia concorrono anche stili di vita sbagliati. Per esempio, il fumo e l'eccesso di alcol che, oltre a compromettere la circolazione sanguigna e linfatica, aumentano l'accumulo di tossine nell'organismo. Un'alimentazione non corretta, povera di frutta e verdura e ricca di grassi e sale, che trattiene i liquidi nei tessuti cutanei, è un'altra causa che mette a repentaglio la linea delle donne. Combattere la cellulite è possibile, basta seguire le strategie giuste: infatti è inutile spingere una pigra a fare dello sport, mentre anche la più puntuale in palestra può avere ugualmente problemi di cellulite. Inoltre c'è chi ha un rapporto conflittuale con la dieta, portando ad avere un peso altalenante che favorisce la cellulite. Se sei pigra punta maggiormente su massaggi e brevi passeggiate. Se sei sempre a dieta, ma non riesci ad estirpare la cellulite, mangia tantissima frutta e scegli prodotti cosmetici drenanti che rendono la pelle più elastica e levigata. Se sei magra, ma sei troppo rilassata, per evitare i cedimenti della pelle che favoriscono la pelle a buccia d'arancia, punta molto sull'idratazione. Infine, se sei super attiva, punta sull'aerobica e sulle discipline acquatiche, in quanto l'acqua massaggia a fondo i punti critici del corpo.

Il nostro Consiglio
Contro la pelle a buccia d'arancia è importante seguire tre regole basilari:
1) non bisogna sedersi con le gambe accavallate, perchè la pressione compromette la circolazione sanguigna e non favorisce il fisiologico ritorno venoso; 2) bisogna bere molta acqua, in quanto i liquidi presenti nella pelle a buccia d'arancia sono superiori alla norma. Per essere eliminati, l'assunzione regolare di molta acqua favorisce il naturale transito intestinale, che permette di eliminare le tossine in eccesso e con esse anche i liquidi superflui intrappolati; 3) assumere gli integratori specifici solo se si è supportati da una dieta bilanciata, altrimenti questi non apporteranno benefici al raggiungimento del vostro scopo.

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RIDURRE IL PESO

Circa il 30% delle persone sono in sovrappeso, il 10% sono obese. Il sovrappeso favorisce malattie come il diabete, l'ipertensione, la calcolosi biliare e, in particolare, le malattie cardiovascolari, nonchè patologie pneumologiche e osteo-articolari.
Un metodo per individuare sovrappeso e obesità è quello di calcolare l'Indice di Massa Corporea (IMC) con la seguente formula:

Peso (Kg) : [altezza (metri) x altezza (metri)]

Sono in sovrappeso i soggetti con un IMC compreso tra 25 e 30, mentre sono obesi quelli con un IMC maggiore di 30. Un altro metodo semplice è quello di misurare la circonferenza vita: le donne si considerano obese con circonferenza maggiore di 88 cm, invece per gli uomini maggiore di 102 cm. L'aumento di peso si ha quando l'apporto calorico alimentare è superiore alla necessità dell'organismo. Infatti le calorie in eccesso si depositano sotto forma di grasso. Si può, quindi, ridurre il peso con una dieta appropriata e con un'adeguata attività fisica. La dieta prescritta da uno specialista tiene conto di molti fattori, come la composizione corporea, la massa muscolare, la distribuzione del grasso, l'età del soggetto e l'eventuale presenza di altre patologie. Considera anche le condizioni psicosociali e il tipo di esercizio fisico consono alle condizioni di salute del soggetto. Pertanto solo un intervento integrato è in grado di ottenere e di mantenere nel tempo i vantaggi per la propria salute che derivano proprio della riduzione del peso in eccesso. È errore molto comune intraprendere una dieta "fai da te". Sarebbe sempre opportuno, qualora si riscontrasse difficoltà nel perdere peso, ricorrere ad uno specialista, che può individuare la reale causa e indirizzarvi verso la cura migliore. Infatti non è sempre vero che il sovrappeso sia dovuto da una iperalimentazione, ma potrebbe derivare anche da un metabolismo pigro. Secondo le più accreditate raccomandazioni scientifiche, l'alimentazione italiana, basata sul modello mediterraneo, è quella che offre le maggiori garanzie di salute: infatti questa privilegia i carboidrati complessi (amido), il consumo di legumi e frutta fresca, e il contenimento dell'uso dei grassi, degli zuccheri semplici e del sale. C'è da specificare che la salute si costruisce dall'infanzia: un bambino grasso ha un rischio maggiore di esserlo anche da adulto. Una buona educazione alimentare deve quindi partire dai genitori che devono porre regole e limiti ai figli che mangiano troppo e male.

Il nostro Consiglio
- fare molto movimento
- attenzione ai condimenti
- masticare con calma e piccoli pezzi
- verdura a volontà, ma attenzione alla frutta
- eliminare l'alcool
- preferire il pesce
- diminuire il peso gradualmente

Per chiarimenti e suggerimenti in merito, i farmacisti sono a tua completa disposizione: 0873.803397 oppure info@farmaciaallegretta.it

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COLITE E METEORISMO

La Sindrome dell'Intestino Irritabile (SIL), o sindrome del colon irritabile, è una patologia che interessa l'ultimo tratto dell'intestino, detto colon. Viene comunemente chiamata colite, termine generico per indicare una infiammazione del colon. La SIL è il tipo di colite più diffusa ed è in fortissimo aumento; si calcola infatti che le persone che ne soffrono siano più del doppio rispetto a 15 anni fa. Ad oggi non sono ancora del tutto chiare le cause che possano provocare la SIL, anche se dai risultati di molte ricerche scientifiche sembra ormai certa una correlazione diretta tra la malattia e il ripetersi nel tempo di condizioni di stress psicologico, di ansia e di agitazione. Queste condizioni psicologiche agirebbero più facilmente in un contesto di sedentarietà, alimentazione disordinata e povera di fibre, situazioni comuni nella società moderna. Tra i sintomi della SIL dominano i fastidi addominali come il meteorismo (sensazione di gonfiore per presenza di aria a livello gastrointestinale, derivante da fermentazione di carboidrati e proteine), la flatulenza e la tensione addominale, spesso associati a nausea, cefalea, depressione, ansia, stanchezza, difficoltà nella concentrazione o nello svolgimento delle normali attività quotidiane. È sempre presente la frequenza variabile dell'attività intestinale con alterazione nella consistenza delle feci, dalla stitichezza ostinata, alla diarrea alternata a stitichezza e alla diarrea cronica. Proprio in base ai sintomi avvertiti, si possono distinguono grossolanamente due tipi di sindrome: quella definita da "colon spastico" e quella da "diarrea non dolorosa". Nel primo tipo di sindrome, i soggetti colpiti avvertono un forte dolore alternato a remissione, associato a stitichezza o a periodi di forte diarrea. Il dolore, in genere, si risolve con l'evacuazione e molte volte viene innescato dall'ingestione di particolari cibi variabili da paziente a paziente. Nel secondo tipo di sindrome si avverte una diarrea urgente, che nella gran parte dei casi si verifica durante o appena dopo i pasti. Nelle forme più gravi e persistenti può presentarsi anche incontinenza fecale e, raramente, anche diarrea notturna.

Il nostro Consiglio
Per il trattamento della sindrome dell'intestino irritabile l'arma più efficace è il miglioramento delle condizioni psicologiche, con una riduzione dello stress e la conduzione di una vita più tranquilla e rilassata. Per quanto riguarda la dieta, in genere la colite è causata da particolari alimenti che possono essere molto diversi da persona a persona: le indicazioni generali spesso non funzionano ed è il paziente stesso, con l'aiuto del medico, che deve capire quali alimenti evitare e quali preferire.

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EMORROIDI

Le emorroidi sono dilatazioni delle vene che circondano l'ano. Varie sono le cause che stanno alla base dell'insorgenza o dell'acuirsi dello stato emorroidale. Prima di tutto, come per gran parte delle patologie, troviamo il fattore ereditario e lo stile di vita. Poi intervengono altri fattori, come i lavori pesanti che comportano sollevamento di pesi eccessivi, stitichezza e, quel che più interessa, una errata dieta alimentare povera di fibre e ricca di alimenti controindicati. È una patologia che interessa gran parte degli ultraquarantenni, ma la maggior parte di essi riesce a convivere con questo inconveniente, grazie ad una buona dieta alimentare, integrata da igiene, sport e corretto stile di vita. Sembra ormai certa l'esistenza di un nesso tra questo inconveniente e l'alimentazione. Infatti, le fibre contenute negli alimenti assorbono molta acqua e ammorbidiscono le feci, favorendone il passaggio attraverso l'ano. La propria dieta alimentare dovrebbe essere ricca di fibre e quindi di frutta, verdura e alimenti integrali. Sono da evitare spezie, peperoncino, pepe, alcool, bibite gassate, caffè, cioccolato. Evitare alimenti grassi come latte, formaggi, insaccati, carni rosse, ma preferire  la carne bianca, il pesce e i legumi. Diciamo chiaramente che in assenza della patologia nessuna persona stabilisce le proprie regole di vita in funzione della prevenzione delle emorroidi. È in presenza della patologia che si cerca di evitare gli alimenti che presentano le controindicazioni maggiori. Tra l’altro gli alimenti che presentano controindicazioni per questa patologia comprendono circa il 70% di quelli esistenti. Le sane abitudini, in genere, vengono originate da altre motivazioni. Insomma, nessuno fa sport o lunghe passeggiate per prevenire le emorroidi, ma per conservare più a lungo possibile un fisico tonico, sano e asciutto.

Sintomi
Tra i sintomi che evidenziano la eventuale presenza di emorroidi assume particolare rilevanza la perdita di sangue rosso vivo durante la defecazione. Alla prima comparsa di feci i cui contorni presentano tracce di sangue è indispensabile eseguire accertamenti sanitari onde scongiurare la presenza di patologie più gravi. Oltre alle suddette tracce di sangue, la presenza di prurito, dolore e la perdita di muco dallo sfintere rappresentano altri significativi indizi circa la presenza di emorroidi. Questi sono i sintomi più comuni circa la presenza di emorroidi, ma comunque in ogni caso è sempre opportuno consultare uno specialista che accerti la patologia, così che si possa intervenire il prima possibile con trattamenti adeguati, onde evitare il ricorso ad interventi chirurgici invasivi. Alla comparsa dei primi sintomi è opportuno inoltre valutare le cause che scatenano le emorroidi e correggere le cattive abitudini comportamentali ed alimentari per far rientrare il problema, o almeno limitare il più possibile il disagio che provoca.

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GASTRITE

La gastrite è un'infiammazione acuta o cronica della parete interna (mucosa) dello stomaco. Può essere localizzata in un'area ristretta oppure interessare tutto lo stomaco. La gastrite spesso è asintomatica. Quando presenti, i sintomi sono: digestione difficile (dispepsia) con senso di pienezza post-prandiale, nausea, bruciore e/o dolore alla parte centrale dell'addome. Più raramente è presente vomito, spesso alimentare, ma a volte anche a digiuno. A volte il dolore si riduce o scompare dopo mangiato. Quando sono presenti sintomi suggestivi di gastrite, in soggetti giovani, la prima cosa da fare è la ricerca dell’Helicobacter Pylori che può essere eseguito sulle feci, o con il Breath Test (test del respiro), in cui il paziente, dopo avere bevuto una particolare soluzione contenente urea radioattiva, deve semplicemente soffiare in una provetta. L'aria così emessa, sarà poi analizzata per verificare la presenza del microrganismo. Un altro test per la dimostrazione della contaminazione da Helicobacter, è la ricerca di anticorpi anti-HP che viene eseguita sul sangue, ma che può essere effettuata anche sulla saliva o sulle feci. Se i sintomi insorgono dopo i 45 anni di età è, invece, opportuno effettuare una EGDscopia. Ciò perchè, in tali pazienti, la sintomatologia potrebbe essere espressione di altre e ben più gravi patologie. La gastrite acuta guarisce attraverso l'eliminazione dell'agente causale (farmaci o stress). Al contrario, la gastrite cronica è in genere silente: i sintomi più evidenti sembrano essere i disturbi della digestione. Talvolta possono presentarsi alcuni sintomi tipici dell'anemia, come debolezza e difficoltà della respirazione. Una delle complicanze più diffuse nei casi di gastrite cronica è, appunto, l'anemia megaloblastica. Questa patologia è dovuta a una carenza di vitamina B12, causata da un'insufficiente produzione da parte della mucosa gastrica del fattore intrinseco o antianemico, cioè la sostanza atta all'assorbimento di tale vitamina. La gastrite cronica può essere di tipo atrofico, per cui si evidenzia una riduzione dello spessore della parete gastrica, oppure di tipo ipertrofico, in cui certe zone della mucosa risultano ispessite.

Il nostro Consiglio
Molto importante, nella terapia della gastrite, è la riduzione dell'acidità gastrica. Ciò può ottenersi con farmaci Anti-H2 (tipo ranitidina) o inibitori della pompa protonica (tipo omeprazolo), oppure con antiacidi che hanno la funzione di tamponare momentaneamente l'acidità. I consigli più semplici da dare ai pazienti affetti da gastrite sono:
- non è necessario seguire una dieta particolare (è inutile la cosiddetta "dieta in bianco" un tempo frequentemente consigliata);
- è sicuramente dannoso fumare sigarette;
- è utile ridurre il consumo di alcolici, caffè e the;
- è assolutamente da evitare l'uso di farmaci gastrolesivi (tipo antinfiammatori, cortisonici, ecc);
- è opportuno seguire scrupolosamente una terapia prescritta da un medico specialista.

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REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO

I sintomi determinanti dalla patologia del reflusso gastrico possono essere diversi e coinvolgere organi o tessuti che ad una prima analisi appaiono distanti e non collegabili all'apparato digerente. I sintomi classici del reflusso gastrico sono il bruciore alla bocca dello stomaco e il rigurgito. In molti casi però questa condizione può manifestarsi con tosse, raucedine, sensazione di corpo estraneo in gola, anomalie del sonno.
Dopo i pasti un modesto reflusso può essere considerato non patologico. In alcuni casi, però, l'intensità e la frequenza di questi eventi aumenta fino a determinare una vera e propria malattia da reflusso gastro-esofageo che è caratterizzata dalla risalita di vaporizzazioni acide non avvertite dal paziente. Stili di vita non corretti, insufficienza delle barriere fisiologiche che dovrebbero evitare il fenomeno, alterazione della attività gastrica, sono alcune tra le cause che determinano il reflusso. Pensare che il reflusso ed i sintomi ad esso correlati possano essere eliminati col solo ausilio dei farmaci, equivale ad affrontare il problema solo parzialmente e in maniera non corretta. E' importante intervenire modificando le proprie abitudini in modo tale che il trattamento con i farmaci risulti un ausilio e non l'unica possibilità.

Il nostro Consiglio
È fondamentale mantenere il contatto col medico che ci sta curando e seguire queste linee guida:
1) ridurre l'assunzione di cibi grassi, come il latte intero e i derivati (formaggi, burro, panna, ...), in quanto rallentano la digestione. Anche le spezie, il cioccolato, la menta, la liquirizia, la cipolla, il pomodoro crudo, i fritti, le uova, le castagne, la frutta secca, gli agrumi, il kiwi, l'ananas e le albicocche sono alimenti a rischio; 2) eliminare le bevande gassate, gli alcolici, il tè, il caffè; 3) ridurre al minimo indispensabile l'uso di fans (farmaci anti-infiammatori antidolorifici), in quanto favoriscono la produzione di acido nello stomaco; 4) mantenere il più possibile una postura eretta, evitando i piegamenti del tronco; 5) evitare cinture o vestiti stretti sull'addome; 6) preferire alimenti come la pasta al pomodoro semplice, minestre vegetali, pane, riso, pesce e carne (al forno, a vapore, o alla brace), prosciutto crudo privo di grasso, prosciutto cotto, speck, bresaola, frutta matura e sbucciata; 7) andare a letto almeno due ore dopo aver cenato; 8) praticare una costante attività fisica; 9) eliminare il fumo in quanto questo, oltre a ridurre la capacità delle barriere fisiche del reflusso, riduce la salivazione.

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STIPSI

La stitichezza o stipsi è un malfunzionamento dell'intestino originato da diversi fattori, alcuni ancora sconosciuti, caratterizzato da difficoltà ad evacuare le feci, defecazione insufficiente, defecazione infrequente o irregolare, o sensazione di incompleto svuotamento rettale. Si calcola che il 10% circa della popolazione dei paesi industrializzati soffra cronicamente di questo disturbo. La stitichezza non è una malattia, ma un sintomo, un disturbo, che però può causare malattie di vario tipo qualora insorgano delle complicanze. Non è semplice definire un sintomo come la stitichezza. Infatti non basta limitarsi alla valutazione soggettiva dell'individuo: frequentemente numerose persone si etichettano come stitiche evacuando con regolarità a giorni alterni oppure evacuando quotidianamente feci disidratate e scarse.
È perciò necessario stabilire più parametri:
- la quantità delle feci
- la forma delle feci
- la consistenza
- la difficoltà all'espulsione
- la sensazione di incompleta evacuazione
- il dolore più o meno intenso all'evacuazione

In base a tutti questi parametri il medico potrà valutare se è il caso di intervenire e in che modo. La complicanza più frequente della stitichezza è costituita dalle emorroidi, che compaiono molto probabilmente in seguito alla difficoltà alla defecazione per la maggiore consistenza delle feci, che costringono l'individuo ad un maggiore sforzo durante la defecazione. Le armi per sconfiggere la stitichezza sono l'alimentazione e l'attività fisica.

Il nostro consiglio
L'alimentazione deve essere ricca di fibre, soprattutto di verdura e frutta. Sostituire ogni tanto la pasta e il pane raffinati con cereali integrali. Consumare i pasti senza fretta e soprattutto a intervalli regolari, evitare di saltare la colazione ma prendersi il tempo per fare una colazione abbondante e consumata in tranquillità. Gli alimenti ricchi di fermenti lattici, come lo yogurt possono aiutare, se assunti quotidianamente, a ripristinare la flora batterica intestinale.  L'altro fattore fondamentale è l'attività fisica. È stato dimostrato inequivocabilmente che i soggetti che praticano attività fisica vanno di corpo più spesso di quelli sedentari e naturalmente soffrono meno di stitichezza. L'attività fisica non deve essere troppo blanda, ma almeno di media intensità: non basta camminare 20 minuti al giorno, bisognerebbe farlo per un'ora, oppure praticare attività più intense per 30 minuti (nuoto, bicicletta, corsa, ...).

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DIABETE

Si parla di diabete quando la glicemia (ovvero lo zucchero nel sangue) a digiuno supera in più di una occasione il valore di 126mg/dl o anche supera in qualsiasi momento della giornata il valore di 200mg/dl.

Tipologie di Diabete
Quasi tutti i tessuti, eccetto il cervello, per metabolizzare il glucosio necessitano di un ormone chiamato insulina, che viene prodotto dalle cellule Beta del pancreas. Maggiore è la presenza di glucosio, maggiore sarà la produzione di insulina e quanto più alta sarà la concentrazione di insulina e glucosio, tanto più le cellule si riforniranno di glucosio, abbassando quindi la concentrazione di questo e dell'insulina nel sangue. La presenza di un'iperglicemia indica che questo meccanismo si è alterato: il glucosio non metabolizzato dalle cellule ristagna nel sangue e i tessuti non possono utilizzarlo.
Le ragioni di questa alterazione possono essere due:
- le cellule beta producono insulina in quantità insufficiente a causa di un processo autoimmunitario che le va ad attaccare (diabete di tipo I)
- l'insulina viene ancora prodotta ma non è in grado di svolgere la sua funzione (diabete di tipo II)

Il diabete di tipo I è piuttosto raro, insorge improvvisamente nella fascia di età compresa tra 0 e 35 anni, non è curabile, ma gestibile attraverso la somministrazione dell'insulina. Il diabete di tipo II è molto frequente soprattutto sopra i 50 anni, ma si può prevenire.

Sintomi
Mentre il diabete di tipo I si manifesta con sintomi a insorgenza rapida e ben riconoscibili, i sintomi del diabete di tipo II sono molto difficili da cogliere, perchè si evidenziano lentamente e soprattutto intervengono in pazienti spesso anziani con altre patologie. I sintomi sono molteplici: quando il glucosio supera un certo limite di concentrazione viene escreto dai reni e compare nelle urine (glicosuria). L'eliminazione del glucosio per via renale comporta un aumento del volume di acqua nelle urine, determinando così un aumento della necessità di eliminare le stesse (poliuria). La disidratazione che ne consegue stimola il senso della sete (polidipsia); inoltre, in mancanza di insulina, non potendo utilizzare il glucosio nel sangue, i tessuti usano le riserve di carboidrati immagazzinati nel fegato e nei tessuti, e successivamente anche le riserve di grasso e le stesse proteine: ne conseguono stati di astenia e stanchezza spesso associati ad una diminuzione della massa muscolare.

Terapia
La terapia per ogni forma di diabete prevede tre cose: 1) un'alimentazione corretta; 2) un'esercizio fisico moderato ma costante; 3) l'autocontrollo della glicemia. Inoltre, a seconda del tipo di diabete, anche una terapia a base di farmaci o insulina. L'autocontrollo della glicemia è fondamentale per l'efficacia della terapia e per prevenire l'insorgenza delle complicanze e per garantire una migliore qualità della vita.

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RIDURRE GLI ACIDI URICI

L'acido urico, sotto forma chimica, è un solido bianco e cristallino, inodore ed insapore, difficilmente solubile nell'acqua, il che spiega il motivo per cui si può depositare nei tessuti dell'organismo. L'acido urico si crea nel fegato a causa dei processi necessari per l'eliminazione delle cellule organiche vecchie o quelle derivate dall'alimentazione. Una persona sana ne elimina circa 340-500 mg al giorno tramite l'urina. Circa 200 mg vengono versati nella bile nel giro di 24 ore, ed una minima quantità viene espulsa attraverso il sudore. Se la sua presenza nel sangue supera i 70 mg/dl la situazione diventa patologica e prende il nome di iperuricemia. Siccome le sostanze contenute nell'acido urico (gli urati) si sciolgono assai difficilmente, l'unica possibilità che ha il sangue di liberarsene è quella di depositarli in alcuni tessuti sotto forma di minuscoli aghi detti UMS (cristalli di urato monosodico). Il deposito degli UMS può creare varie patologie, tra cui citiamo: sclerosi, durimento e formazione di calcoli renali, biliari ed epatici. Si può anche depositare nelle cartilagini delle articolazioni, nei muscoli creando artriti, artrosi, reumatismi, gotta, sciatica, nevrite. Anche nell'urina umana dovrebbe essere presente in quantità limitata e quando la soglia massima viene superata subentra una malattia chiamata uricosuria. Questa è una condizione pericolosa per la salute, in quanto l'acido urico si può cristallizzare e fungere da nucleo per la formazione di calcoli renali che possono bloccare gli ureteri ed inibire la normale discesa dell'urina verso la vescica, per la successiva espulsione dall'organismo.

Il nostro Consiglio
Una metodologia per ridurre gli acidi urici è la dieta. Ricordiamo, comunque, di consultare un medico specialista prima di intraprendere programmi alimentari personalizzati e prolungati.
Colazione
Frutta di stagione (possibilmente una qualità per volta), oppure Yogurt, oppure biscotti con poco zucchero (tipo biscotti secchi) ed infuso di erbe non dolcificato. Ricordare che zuccheri + amido creano fermentazione e quindi acidificazione. Pertanto evitare pane e miele o pane e marmellata.
Pranzo
Consumare solo il primo piatto con contorno di verdure crude. Qualche oliva nera ed un pacchetto di cracker per chiudere in bellezza. Niente frutta o dessert. Non usare aceto o limone sull'insalata perché acidi + amidi producono fermentazione e quindi acidificazione.
Cena
Solo il secondo, alternando pollo, formaggio di capra o pecora, uova, pesce, il tutto sempre accompagnato con verdura cruda. Niente frutta o dessert. Non usare aceto o limone sull'insalata perché acidi + amidi producono fermentazione e quindi acidificazione.

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